Orizzonti

Ladies and Gentlemen, benvenuti!
Oggi parliamo di arte, in particolar modo di una mostra che ho avuto occassione di vedere più volte a partire dall'inaugurazione e vedrò fino all'ultimo giorno... se mi seguite dai tempi di LEONARDO OPERA OMNIA avrete già capito che anche questa volta ho il piacere di far parte del personale di sorveglianza e biglietteria!



ORIZZONTI

L'evoluzione del paesaggio nella provincia di Cuneo dal Rinascimento alla modernità

Dove: Palazzo Muratori Cravetta, via Jerusalem 4 - Savigliano (CN)
Periodo: 13 aprile - 30 giugno
Orari: venerdì e sabato: 14:30- 18:30; domenica e festivi: 10:30- 18:30
Biglietti: intero 5€, ridotto 3€
Info: orizzonti@atelierkadalu.it
Tel: 0172/072277

La location
La mostra è situata nello splendido Palazzo Muratori Cravetta, capolavoro del Seicento piemontese, oggetto di recente restauro.
La denominazione nasce dall'accorpamento di tre proprietà nobiliari: quella dei Corvo, dei Tapparelli e dei Muratori. In passato ha ospitato personaggi illustri come il Re di Francia Francesco I nel 1515, l'Imperatore Carlo V e il Duca Carlo Emanuele I che morì proprio in una sala del palazzo situata al piano terra.
Le sale al primo piano, dove è situata la mostra sono di superba bellezza, notevoli i soffitti a cassettoni decorati, la facciata e il piccolo giardino all'italiana.
Per saperne di più vi lascio il sito del comune di Savigliano con i riferimenti cliccabile qui.


La mostra
Organizzata dalla Fondazione Artea, la mostra ORIZZONTI racconta l'evoluzione del paesaggio nella provincia di Cuneo dal Rinascimento alla modernità.
L'obiettivo della mostra è evidenziare come nel tempo si sia modificato il paesaggio cuneese mettendo a confronto le vedute prodotte da artisti più o meno conosciuti che vanno dal XVI al XX secolo con riproduzioni fotografiche.
Le opere pittoriche sono circa 40 e provengono da collezioni private, chiese e musei piemontesi e raffigurano vedute di centri come Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Saluzzo, Staffarda, Alba, Fossano, Bra, Mondovì, Vicoforte, Guarene, Govone e la val Maira.
Accanto ad esse vengono proposte delle fotografie moderne dei giovani autori piemontesi Silvia Mangosio e Luca Vianello che vanno a esplorare la realtà partendo da quelle che sono le mappe e gli atlanti contemporanei, ovvero dalle immagini presenti su Google Earth e Google Street. Vengono così riproposte le stesse zone dei quadri, le cui vedute non sono reali, ma rielaborate in 3D da software online e poi rifotografate analogicamente su pellicola, andando così a unire digitale e analogico. Per questo motivo le immagini potranno sembrare deformate come a volte appaiono sugli schermi nostri smartphone e pc...e in alcuni casi troveremo anche la via scritta nel bel mezzo della strada!


Tutte le opere sono originali, eccetto un paio di riproduzioni di affreschi che troviamo nella prima sala. Si tratta della veduta del Castello di Lagnasco (1560- 1570) foto a sinistra, una delle prime pitture che mostra il territorio urbano accanto a quello architettonico e il Castello si trasforma in un luogo di villeggiatura.
Sullo sfondo notiamo un paesaggio montuoso con boschi, più in basso dei giardini all'italiana, il tutto sistemato con una sapiente organizzazione dello spazio raffigurata con la tipica minuzia dei dettagli dei pittori delle Fiandre, dove la pittura di paesaggio è un genere autonomo.
La diffusione in Piemonte della cultura fiammingo-olandese (a partire dalla seconda metà del Cinquecento) fu favorita dalla presenza di artisti di quelle zone. Come Jean Claret (Bruxelles 1599- Savigliano 1679) che si trasferì in Piemonte dal 1632.
Non a caso, nella stessa sala troviamo la pala di Claret Madonna con Gesù Bambino, San Francesco e Santa Chiara, un soggetto sacro arricchito con una veduta di Cherasco nella parte inferiore della tela ( foto a destra).
Anche Pieter Bolckman originario dei Paesi Bassi, trovò fortuna in Piemonte, a lui si deve la scena di mercato davanti al santuario della Madonna dei Fiori di Bra, al tempo immersa nel verde.


Savigliano, città che ospita questa mostra, nel Seicento visse un’epoca di notevole splendore, sotto i Duchi di Savoia, la cui entrata in città venne celebrata con la costruzione di un arco trionfale in Piazza Santa Rosa. Una serie di incisioni realizzate da Giovenale Boetto (Fossano 1604-1678) testimonia il passaggio in città di Carlo Emanuele II e Giovanna Battista di Savoia Nemours del 1668.


Nel 1682 fu pubblicata, per volontà principesca, un’ambiziosa impresa editoriale il Theatrum statuum regiae celsitudinis Sabaudiae ducis, Pedemontii principis, Cypris regis , con l’intento di celebrare l’intero territorio del Ducato sabaudo. Si tratta di 145 vedute rappresentanti: la capitale, le residenze di corte, città, borghi, insediamenti religiosi e il territorio circostante. L’importanza del Theatrum è tale che le sue tavole rimasero fino all’Ottocento le uniche rappresentazioni emblematiche delle principali località dello stato sabaudo.
Sebbene non faccia parte del Theatrum è presente in una mostra una rara incisione del territorio di Racconigi risalente al periodo di metamorfosi del Castello (dove avevano ambientato la mostra Sovrane Eleganze di cui vi avevo raccontato lo scorso anno).


A partire da fine Settecento nei territori dello stato sabaudo, ormai Regno di Sardegna, si affermò il genere vedutismo come forma pittorica autonoma.
I primi furono i Cignaroli, Vittorio Amedeo e suo figlio Angelo, che realizzarono insieme a partire dal 1787 più di 40 vedute paesaggistiche di località del Piemonte e della Savoia (significative: il Castello di Guarene, il santuario di Vicoforte, Govone e le sue vigne - foto a sinistra). L’obiettivo della raccolta era quello di catturare l’attenzione di molti viaggiatori, per lo più nobili, che intraprendevano il Grand Tour delle Alpi. Per la prima volta pittori piemontesi dipingono paesaggi del Piemonte.
Invece Giuseppe Pietro Bagetti (1764-1831), architetto e topografo, ottenne dal governo napoleonico l’incarico di rilevare, con opportuni sopralluoghi, tutte le aree del Piemonte, Liguria e Alpi Marittime dove si erano svolte le principali battaglie delle campagne napoleoniche in Italia. I disegni venivano poi tradotti in vedute con lo scopo di raccogliere una fedele documentazione e promuovere le conquiste di guerra di Napoleone Bonaparte.
A destra potete vedere Vue de la Place de Cherasco (entrata delle truppe francesi a Cherasco: 1796).


In seguito a una vasta produzione europea di guide e diari di viaggio, nasce una forma letteraria direttamente ispirata dal paesaggio; anche la pittura riflette quindi una visione interiorizzata del paesaggio con valenze personali e simboliche. Si va a esaltare la bellezza della natura, rendendo i luoghi meno riconoscibili e a riscoprire le radici medioevali del territorio.
Queste caratteristiche sono ben visibili dalla raccolta di 200 litografie per l'Album delle principali castella feudali della monarchia di Savoja eseguita da Enrico Gonin.


A partire dalle seconda metà dell'Ottocento la pittura di paesaggio è ormai un genere autonomo; si predilige un paesaggio naturale incontaminato osservato dal vero, mentre passa in secondo piano l'opera architettonica che si limita ad essere un profilo che si staglia sullo sfondo, come avviene con Delleani (1840-1908) i cui lavori presentano l'abbazia di Staffarda sullo sfondo (immagine a sinistra).
Antonio Fontanesi (1818-1882) rifiutò totalmente gli aspetti storico-architettonici, prediligendo una dimensione emozionale fatta di paesaggi campestri (non riconducibili alla provincia di Cuneo nè ad altri luoghi) e attività pastorali e agricole.


Nell'ultima sala della mostra ci aspettano i pittori Matteo Olivero (1879-1932) e Giulio Boetto (1894-1967).
Il primo, aderisce alla corrente del divisionismo (come Segantini e Pellizza da Volpedo); resta legato fortemente alla montagna, in particolare ai territori dove è nato, la Val Maira, protagonista delle sue opere (foto a destra).
Boetto, invece, è originario di Torino, ma sceglie di trasferirsi nel cuneese alla ricerca di un vecchio Piemonte che va a scomparire, fatto di campagne, pastori e scene di mercato del bestiame (foto a sinistra).



Per concludere, vi invito personalmente in mostra, dove potrete incontrare anche a me se sono di turno😃 ehm, volevo dire... divertirvi a riconoscere i paesaggi della provincia di Cuneo e osservare come vengono raffigurati e, tramite le fotografie, i cambiamenti che hanno subito nel corso dei secoli fino al giorno d'oggi.
Consiglio la visita a un pubblico di ogni età, interessato alla storia e alla geografia del territorio piemontese e a tutti gli appassionati di arte in generale!
Purtroppo è rimasto un solo fine settimana per visitarla, ma vi piacerebbe / sarebbe piaciuto andarci?




Vi auguro...
Tante belle cose!!!
Lady Aivlis

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